L’autore di questa raccolta si chiama Romealdo Shtjefni e nasce nel 1993. Sì, il cognome è straniero, albanese per la precisione. È da lì che proviene, ed è lì che ha trascorso la sua infanzia, tra una mucca al pascolo, il grano, i monti, il fiume e un pallone sgualcito per sporcarsi di felicità fino al calar del sole. Quel bambino biondo adesso ha 28 anni ed è un po’ meno biondo. Vive alle pendici delle montagne pistoiesi in un paesino che si chiama Piazza, il quale, ironia della sorte, non ha neppure un piazza. Quando suo padre partì, rischiando la vita per ben 7 volte a bordo di un gommone, per inseguire il sogno di una vita migliore per sé e per la sua famiglia, Romealdo aveva poco più di due anni, adesso è un “grumo di sogni”, come direbbe Ungaretti, con un po’ di reticenza nell’affrontare le responsabilità della vita adulta (manco fosse ancora un adolescente). Studia lingue all’università di Firenze (sì, ancora); gli mancano gli ultimi, soffertissimi esami. Aspira a poter insegnare, perché ritiene che quello sia il modo più veloce per non smettere mai di imparare. Nel frattempo ha fatto diversi lavori, tra cui il receptionist in un albergo, il corriere e il lavoro che tuttora svolge, ossia il pizzaiolo. Adora fare le pizze, e mangiarle, si capisce! Riguardo alla scrittura: beh, ecco, lei lo aiuta a cercare sempre nuove, disorientanti domande e lo ha aiutato a capire, assieme alla lettura dei suoi amati classici, che nella vita il controllo è solo una dannosa illusione.
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