La morte della coscienza

Il seguente saggio vuole esplorare l’invisibile rapporto tra la coscienza e la dimensione della morte.

Quest’ultima è stata indagata non solo attraverso le chiavi interpretative della moderna medicina, bensì grazie alla visione Junghiana proposta dal noto autore svizzero e ripresa successivamente da Marie Louise Von Franz.

Gli autori postulando l’esistenza di un corpo sottile presente, sia in vita che al momento del trapasso, hanno offrono la possibilità di revisionare la rappresentazione che ad oggi si ha della morte stessa e che è circoscrivibile non solo ad una dimensione sconosciuta bensì invisibile.

A tal proposito si è voluto rapportare la dimensione della fisica quantistica con quella epigenetica, rispetto alle quali il concetto di stato energetico e/o stato della mente della coscienza è utile a comprendere quanto il limite rifletti un costrutto della mente cosciente: troppo spesso limitante.

Se ad oggi le scoperte neurobiologiche suggeriscono l’esistenza di un processo invisibile e pur tuttavia sempre in costante movimento, può questo stesso moto essere applicato al momento del trapasso stesso?