Paese
“Paese” è la storia di un villaggio e della sua identità perduta. Sfilano come tanti piccoli quadri le vicende degli abitanti. Personaggi che sono frutto di fantasia e hanno quasi del surreale si muovono sullo sfondo di un piccolo villaggio senza nome né storia, un puntino sulla carta geografica dove vivono anime povere di spirito e di mezzi che a volte si concedono il lusso di sognare. La dolente umanità che esprime questa gente è la sola ricchezza che può vantare. La vita scorre lenta nel paese, la povertà fa da contraltare alla mancanza di mezzi intellettuali, la sopravvivenza è garantita da una rassegnata voglia di vivere e un’accondiscendenza alla realtà come qualcosa di immutabile e fermo. Fermo come il paese, nella sua pigra noia.
“Vasetto” non è più misera de “La più ricca”, entrambe vivono un disagio, una povertà che dà il senso della solitudine e dell’inadeguatezza alla vita. Costanza osa sognare l’amore ma il suo sogno la uccide, come una colpa. Anche gli uomini sognano: Paolino vorrebbe essere padre ma riuscirà solo ad incappare nelle maglie della giustizia come l’ultimo dei delinquenti. Al bar ci si azzuffa per niente, una prova di forza fra chi di forza ormai non ne ha quasi più. Uomini e donne in preda alla durezza di una vita davanti alla quale piegare la testa per non essere piegati, tanti piccoli torrenti nel fiume di avvenimenti troppo grandi e spesso incomprensibili. Chiude il cerchio “Una vecchia signora”. Unica storia di rivincita e ponte gettato su un futuro che appare forse più luminoso ma in qualche modo più povero, privo di quell’identità forte nella quale tutto un paese si era riconosciuto per tanto tempo trovando la forza, giorno dopo giorno, per andare avanti.
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