Un posto nel mondo

“Un posto nel mondo” è un posto ideale che Tobia, il protagonista, durante una conversazione confessa a Gaetano, uno psicologo. Una vita tormentata, segnata da una malattia che a un certo punto considera salvifica, una sorta di dono che, però, lo mette di fronte alla diversità. Sarà l’Arte, la pittura, di cui si nutre da sempre, a dargli la possibilità di sentirsi libero, e la madre, unica figura autentica e benevola della sua vita, a farlo sentire un uomo come tanti, nonostante abbia passato l’esistenza prima in manicomio e poi in una struttura psichiatrica. “Un posto nel mondo” è quel posto a cui tutti Noi aspiriamo. Luogo ideale o reale nel quale l'individuo si identifica o tenta di approdare.  Una ricerca, quella di Tobia. Un tentativo di connessione con il mondo esterno ma non solo. La ricerca dell'amore e dell'amicizia. Il continuo conflitto che lo porterà a vivere le relazioni in maniera superficiale, poiché non vi sono le condizioni per far nascere in maniera genuina i sentimenti. In Tobia tutto è viscerale e sentito, tutto è amplificato dal desiderio di percepire l'altro e di stabilire un qualcosa che non sia vana illusione, emozione precaria ed evanescente. La consapevolezza, la propria, sarà illuminante e distruttiva insieme. La folgorazione del comprendere, del capire, che la vita, soprattutto ai tempi d'oggi, raccoglie una società liquida che diviene sua nemica. Fatta di persone poco empatiche, egoiste e ossessionate dalla propria immagine a tal punto da svilire e svalutare la propria anima. Una società nella quale siamo persi dentro uno stereotipo di "uomo" uguale, nel quale le diversità prendono la piega del difetto e non della ricchezza. Tobia, malgrado la malattia e la sua capacità di sentire il mondo, acutissima, sceglie l'autenticità, senza scendere a patti con nessuno.